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QUANDO 24 ANNI SONO TROPPO POCHI



Madre severa, 40 anni di differenza che si sono sempre sentiti.. Io, figlia nata come ultima possibilità.. Infanzia serena, vita tranquilla, con i problemi di ogni famiglia... Forse più, forse meno... Ma c'è sempre un momento nella vita in cui ti rendi conto che tutto è superfluo, che tutte le schiocchezze giornaliere sono antichi sogni lontani.
Lei, sempre distratta, dimenticarella e sbadata... Lei, che non ci ha fatto preoccupare subito.. Quando, un giorno, tre anni fa, si sbagliò con i pedali della sua macchina, capii che qualcosa stava cambiando. Mia sorella medico, e io in primis, temporeggiavamo... Per difesa, per proteggerci... Testa nella sabbia come gli struzzi...
Quando lo sbaglio di pedali è diventato un episodio irrisorio in mezzo a molti altri più gravi, abbiamo contattato i neurologi migliori d'Italia. Ma anche un ciarlatano avrebbe visto oltre le sue risonanze, oltre gli esami... Il verdetto scontato: Alzheimer.
22 anni sono troppo pochi per accettare, 22 anni sono troppo pochi per arrendersi e credere a ciò che ci viene detto. Avevo ancora bisogno di mia madre: che lei vedesse cosciente la mia laurea, il mio matrimonio, crescere i miei figli, consigliarmi e proteggermi... Farmi sentire ancora la sua bambina.
Un carrello di emozioni ha attraversato il mio "io", mentre sotto al portone, mia sorella seria mi comunicava il verdetto. Disperazione, rabbia, rancore, sensi di colpa... Mia sorella era già sposata, aveva una sua famiglia, io chiusa nella nostra casa, con un padre che non poteva ancora sapere, non avrebbe retto... Nessuno mi ha detto che quel giorno sono diventata donna, nessun corso preparatorio per affrontare il problema, nessuno che mi spiegasse perchè mia madre dovesse morire poco a poco, perchè il suo corpo bellissimo dovesse affrontare un così grande cedimento interiore.
Gli anni sono passati, le cose peggiorano piano piano, e il confronto fra un mese e un altro è doloroso... Cerco di trattarla con dolcezza e succhiare ogni momento "normale" che mi regala... Vivo giorno per giorno... Uno buono, uno un pò meno... Proprio ieri pensavo che i ricordi della malattia, tre anni, si stanno inesorabilmente sovrapponendo a tutta una vita di cose belle che mi ha regalato... Ogni tanto sento in bocca il sapore delle lasagne che faceva, e che ora mangia senza saperne il nome... Una lacrima scende senza essere stata chiamata... e io, donna per caso, mi attacco sempre più a questa "nuova" mamma.... Cercando di segnare in maniera indelebile dentro di me la "vecchia"...



"That's life"...
That's life cantava Frank Sinatra... That's life... Forse il testo cantava parole più dolci, meno dolorose, più ottimiste...Ma ognuno ha la sua vita da cantare, a volte amara, a volte imprevedibile, ma è la nostra..
Oggi parlavo con mia zia, che ha dovuto curare mia nonna, colpita dalla stessa malattia di mia madre, l'Alzheimer... Una delle poche persone che sanno quello che sto passando, perchè in famiglia cerchiamo di tenere la cosa "nascosta" per quanto possibile, sia fra noi, sia fuori, con amici e parenti.
Mia zia mi ha fatto riflettere su una cosa: perchè dobbiamo vergognarcene? Perchè vergognarsi di una malattia atroce come un tumore, sebbene più lenta? Perchè vergognarsi di quello che questa malattia comporta? Perchè la cosa che più spaventa è l' autosufficienza; si può essere malati, ma una persona incapace di lavarsi, di vestirsi, di mangiare e badare al suo corpo è un concetto ancora troppo ghettizzato.
Ai miei amici non l'ho mai raccontato, con il mio ragazzo ho avuto problemi ad aprirmi, a raccontare quello che succede ogni giorno dentro le mie mura domestiche....perchè... perchè...perchè mi vergogno...e nello stesso tempo mi sento in colpa di questo sentimento, perchè non è giusto nei confronti di mia madre, e soprattutto nei miei...
Lo so che vi ho scritto ieri, non pretendo che riportiate nel sito quello che vi invio... Forse ho solo trovato una piccola valvola di sfogo... Potete benissimo cestinare tutto...
Grazie

mrs


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