Alzheimer Italia - Federazione delle 
Associazioni Alzheimer d'Italia
 

PER CHI ASSISTE IL MALATO

PARTE TERZA
Cambiamenti d'umore e di comportamento

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Incapacità di riconoscere persone e cose
Quando vado a trovare mia moglie in ospedale, lei parla di me e di cose che abbiamo fatto insieme, come se stesse parlando di me con qualcun altro. La cosa mi rattrista, ma al tempo stesso mi rendo conto che lei non mi ha affatto dimenticato. Io sono sempre nel suo cuore, soltanto che il suo cervello non mi riconosce.
 

Quando il malato non riesce a riconoscere le persone e gli oggetti, possiamo pensare che si tratti di un problema di memoria, di uno stato confusionale o della vista. In alcuni casi è proprio così. C’è però un'altra possibilità: la difficoltà potrebbe essere dovuta al fatto che il malato non riesce a collegare e dare un senso a ciò che vede e ciò che ricorda: i due tipi di informazioni non coincidono più. Questo problema viene anche definito "agnosia". La conseguenza è che a volte il malato non riconosce le persone o usa gli oggetti in modo improprio; questo può rendergli la vita molto difficile e aumentarne l'isolamento e la paura, in quanto i familiari vengono percepiti come estranei.
Tutto ciò può essere motivo di inquietudine per le altre persone, che osservano un comportamento strano e di tristezza per gli amici più stretti e i parenti, specialmente quando il malato non li riconosce. Tuttavia, è spesso possibile aiutare il malato a capire chi sono le persone, che cosa sono gli oggetti e come si usano.


 
Come affrontare l'incapacità di riconoscere persone e cose
 
  • Spiegare che cos'è un oggetto e chi è una determinata persona, se ci sembra necessario
  • Dare al malato l'oggetto giusto, se lui ha preso quello sbagliato
  • Rispettare il suo modo di vedere, evitando correzioni inutili
  • Non enfatizzare l'errore
  • Cercare di non offendersi se il malato non ci riconosce


Come affrontare l'incapacità di riconoscere persone e cose
Cercare di aiutare il malato senza enfatizzare l'errore
Per quanto riguarda gli oggetti, può darsi che la soluzione più semplice sia quella di dare al malato la cosa giusta e spiegargli o fargli vedere come si usa, senza sottolineare l'errore. Se il malato non accetta la nostra spiegazione, non serve a nulla discutere. D'altro canto, è utile talvolta segnalare le diverse caratteristiche dell'oggetto o delle persone (il colore, la forma, il timbro della voce, ecc.).
Se il malato di demenza non riconosce qualcuno o confonde i nomi delle persone in una conversazione, si può provare a spiegargli chi sono veramente - ed è quello che di solito facciamo automaticamente. Non sempre però è necessario, perché il risultato può essere quello di porre l’accento sull’errore. Inoltre, poiché è probabile che il malato dimentichi pochi secondi dopo, può essere anche fatica sprecata. È perciò preferibile rispettare il suo modo di vedere, ignorare l'errore e prestare attenzione a quello che vuole dire. Se il malato non riconosce qualcuno, può sentirsi impaurito o preoccupato; in tal caso, l'importante è dargli sicurezza. In fin dei conti, se non riesce a riconoscere una persona familiare, si deve sentire come circondato da estranei e non sa nemmeno se di questi estranei può fidarsi.
Cercare di non offendersi se il malato non ci riconosce
Non essere riconosciuti è una cosa che ci può ferire profondamente, ma dobbiamo ricordare che ciò non significa necessariamente che la persona malata ci ha dimenticato o ci rifiuta. È infatti possibile che il malato abbia teneri ricordi di noi e senta la nostra mancanza, anche se noi siamo presenti.

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Ultimo aggiornamento di questa pagina 31 dicembre 2008