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Mamma: io, te e ...le mie elucubrazioni occasionali



Nel mio viaggio d'interpretazione del silenzio, ho sentito la tua voce sgorgare da un'altra dimensione, quella nella quale un piccolo luccichio dell'occhio o la contrazione di un muscolo hanno per me un senso.
Tu piccola creatura, le tappe forzate della tua atroce malattia ti hanno condotta in ospedale (dopo tanto calvario) con diagnosi "Lesione pluriframmentata del femore". Mio Dio la tanto temuta rottura del femore, dopo tante cadute, è arrivata.
Tu hai chiuso gli occhi alla vita, non trapassando no! per fortuna!
All'ospedale in quel letto con barre, come un piccolo uccellino in gabbia!
Sei tornata alla vita quando, al ritorno a casa, ti sei seduta sulla tua solita poltrona in quell'angolo della tua cucina, davanti al televisore, hai riaperto gli occhi alla vita e mi hai trasmesso, con la sicurezza di un tempo: "E’ stato solo un brutto sogno!"
Lì in quell'angolo della cucina, là , dove è posta la tua "comoda" ( così si chiama questo presidio sanitario tanto agognato da altri, ma a noi un Angelo all'ASL ci assiste!), hai acceso un faro che illumina, non la gente che viene a farti visita per farsi vedere, passandoti innanzi senza vederti!
Io mamma di mia mamma e di mia figlia. Io mamma dagli occhi tristi, dallo stentato sorriso, accuso l'Alzheimer che ha fatto tornare all'infanzia mia madre e invecchiare la mia unica figlia di 10 anni. Mai scorderò, in questi lunghi ed atroci anni di malattia, mia figlia che, vedendomi piangere, mi porgeva il suo ciuccio e mi diceva: "Tieni mamma non piangere" "Mamma perché piangi?"
Cosa avrei dovuto rispondere? La nonna è diventata piccola e tu grande anzitempo?
Giornate trascorse a sentire ripetere sempre le stesse cose sino allo sfinimento e poi improvvisamente, assordanti silenzi, sguardi imploranti, mani scarnite che afferrano il buio. Le tue, mamma. Ti guardo, mi guardi. Discorsi muti, criptati. Eppure.......
Ho imparato a comprendere il silenzio, a leggere le lacrime, a colmare il vuoto, a distruggere il nulla con niente, a squarciare le tenebre con la luce degli occhi; giornate trascorse tra sensi di colpa, nati dall'impossibilità di accudirti e l'incapacità di farlo ed anche dalla volontà di non farlo, di non sacrificarmi per te. Forse sarebbe stato più semplice accudirti, che reperire "rumene" che infieriscono con minacce di abbandono sul mio cuore troppo stanco e la mia mente affaticata.
Mamma forse io e te non avremmo mai comunicato, non mi avresti chiamato "mamma" con una tenerezza ed un amore a te non congeniali. Tu donna troppo forte ed autoritaria dalla terribile vita complicata.
Altalenanti sentimenti mi hanno rapita: rabbia, egoismo, persino invidia. Ho provato un'efferata invidia per le tue amiche e nemiche di un tempo. Loro stanno bene, tu no.
Forse c'è un senso in questa atroce malattia che ha dato una logica a 100, 1000 gesti impercettibili, dunque è una malattia "filosofica", che ti scava dentro e ti rode l'anima? O io la so troppo lunga!!
Ma come vivere questa lunga malattia senza perdere la voglia di vivere? Non so più neanche pregare! Cosa dovrei chiedere? Dio, falla morire! Come potrei? Dio, falla vivere per attraversare tutto questo intricato, prefissato cammino di circa 12 anni e noi siamo già all'11°.

FIAT VOLUNTAS DEI


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Ultimo aggiornamento di questa pagina 31 gennaio 2009