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Mia mamma ha 18 anni, beh, veramente ...



Mia mamma ha 18 anni, beh, veramente qualcuno di più, ma non molti, 75 appena compiuti e da 5 divide la sua vita con un ospite scomodo, invadente, poco rispettoso: l’Alzheimer.
All’inizio non ci volevo credere, non potevo pensare che la nostra famiglia fosse nuovamente colpita da un’altra malattia a breve distanza dalla morte di papà. Colui che sta lassù non poteva chiederci un’altra sofferenza così grande, soprattutto non doveva pretenderla da lei, così altruista, solare, pronta a sacrificare tutto pur di assistere l’uomo con cui aveva condiviso 44 anni della sua vita.
E invece….all’inizio piccole dimenticanze, apatie che attribuivamo alla depressione e alla difficile ripresa dopo 2 anni vissuti in casa a totale dedizione del marito, ma una diagnosi visiva molto acuta da parte della nostra dottoressa di famiglia, prima delle conferme cliniche, ci ha ributtato nel percorso di chi, senza parenti diretti, deve gestire un “mostro” che non conosce e che sa benissimo che non riuscirà a vincere. Ma la prima che ha cercato di opporsi con i pochi mezzi a disposizione è stata proprio lei, che inconsapevole della verità, tentava di “barare” durante i test a cui veniva sottoposta o, sottovoce, mi diceva: ”Suggeriscimi”, strappando un sorriso ai dottori, conquistati dalla sua affabilità.
Dopo alcuni mesi di vero sbigottimento, ho pensato che non dovevo cedere, non dovevo piangere, non dovevo far vincere qualcosa che odiavo con tutto il cuore e ho cambiato il mio atteggiamento. Lo so che alcuni lo ritengono un tantino singolare, forse preferirebbero vedermi disperata, strapparmi i capelli, ma io non gliela do vinta a questa schifosa malattia, io ho deciso di “godermi” mia mamma come è ora, con le sue debolezze, con il suo non riconoscermi, con il suo sguardo perduto da ragazzina, con il suo impaccio nel compiere i gesti più comuni e, soprattutto, ho deciso di farla ridere, di farla cantare, di farla ancora partecipare alla mia vita.
Certo non è facile, non sempre mi capisce, il più delle volte mi guarda apatica, non mi riconosce, ma, alle volte, con un gesto, una postura, un modo di dire certe parole, riesco a “riacchiappare” quel poco che resta di quella che era. Sto scoprendo una mamma che, ovviamente, non ho mai conosciuto, attraverso i suoi ricordi solo giovanili, sto partecipando del suo essere figlia, sorella maggiore e giovanissima moglie e mamma.
Non nascondo che, alle volte, provo un certo imbarazzo, mi sembra di violare un mondo che non dovrebbe essere il mio, ma i suoi racconti sono solo pieni di tenerezza, di una vita onesta e generosa, in una famiglia di origine dove l’affetto e la solidarietà hanno guidato il cammino dei suoi genitori e dei suoi fratelli.
Ovviamente vorrei poter ancora ricorrere a lei, parlarle di me, dei suoi nipoti che ha amato ed allevato, ma che non ricorda, della nostra vita di cui lei fa parte, ma a cui non partecipa più, però mi dico che l’ho avuta vicino sino alla mia piena maturità, che abbiamo vissuto insieme una vita ricca ed intensa, che non ci siamo mai lasciate e che neanche adesso lo faremo.

Lorena Bobbio


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Ultimo aggiornamento di questa pagina 31 gennaio 2009