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SONO RIUSCITA A PIANGERE



Conoscervi è stato catartico. Per la prima volta, dopo tanti mesi, ormai, sono riuscita a piangere, e anche ora lo sto facendo, mentre vi scrivo. Condividere con altre persone questo dolore sordo, questo masso che rimane nel tuo cuore e fa male, e che nessuno può capire se non c'è passato attraverso, lenisce per un poco la pena che hai nell'anima.
Grazie per tutto quello che fate. Dare la possibilità a chi vive questo calvario di esprimere sentimenti e sofferenze, aiuta davvero ad andare avanti giorno per giorno, e anche se ogni volta che guardi gli occhi della persona che ami ti senti morire dentro, condividere la solitudine e il dolore ti fa sentire meno solo, e questo vale davvero tanto. Mia mamma ormai non c'è più, e mi sarebbe piaciuto conoscervi prima.
Grazie anche per tutti quelli che non hanno neanche più la forza di dirvelo.



Anche tu, mamma hai avuto l'Alzheimer: un inizio subdolo, lento. Mi dicevano: ma no, ma cosa dici?
Non mi credevano, ma tu eri strana: dimenticavi cibi, odori, gesti. Inventavi ricordi per colmare il vuoto che avevi nella mente, e ti arrabbiavi se ti dicevamo: ma no! Ricordo che per un mese hai dimenticato di telefonare al tuo figlio prediletto, e a me, che ti guardavo vivere ignara e serena per la prima volta in vita tua, sembravi un'altra.
Ho trascorso tutta la mia infanzia, mamma, con il cuore implorante di amore: la mia anima elemosinava un gesto, uno sguardo, una parola: ti voglio bene. Non l'hai mai detto, mamma, ti voglio bene. Non me lo hai mai detto. E io mi chiudevo sempre di più, e sempre di più mi convincevo di essere indegna, indegna di essere amata da una persona esuberante e ammirata come te. Dovevo essere io che non andavo bene, mamma. Altrimenti, come era possibile che tu, che tutti amavano, tu, che spargevi amore a chiunque, proprio a me non riuscivi a darne? Doveva essere colpa mia, mamma.
Poi, quell'estate, quando ho visto quello strano sguardo nei tuoi occhi, improvvisamente è successo un miracolo: tu mi hai guardato, e, per la prima volta, mi hai capito, e per la prima volta ho capito cosa doveva essere avere accanto una persona che ti guarda e che ti vede, che ti guarda e che ti capisce, e ti risponde proprio come tu pensi dovrebbe fare una mamma.
Ma quel miracolo è durato poco. L' Alzheimer, mamma, ti ha consumato a poco a poco, ed ad un certo punto eri tu ad aver bisogno di avere una madre accanto, eri tu a essere diventata una figlia, ed io, improvvisamente, non lo ero più, e non lo sarei più stata, e la speranza che non ero mai riuscita a far tacere, con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni, sbiadiva sempre di più, e il bisogno di amore diventava sempre più lacerante. E il mio amore per te sembrava essere sempre più inutile, sempre più straziante.
Finchè un giorno sono rimasta sola, con questo doppio dolore. Ti ho perso per sempre, consumata da questa malattia: e tu, in silenzio, senza riuscire più neanche ad aprire la bocca, ridotta a un'ombra di quello che sei eri, irriconoscibile, ci hai lasciato per sempre. Ed io, con te, ho perso anche la mia speranza.
Mamme, che leggete queste parole, ditelo ai vostri figli: non è mai scontato, non è mai ovvio. Ditelo: figlio mio, ti voglio bene. Ti voglio bene per sempre.

Mariangela


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