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Storie di terapia occupazionale


Alfio,
è un uomo di 70 anni. Ha sempre lavorato come meccanico nella propria officina sotto casa fino a cinque anni fa quando gli è stata diagnosticata la demenza vascolare.
In questi anni i figli si sono sostituiti in tutte le principali mansioni lavorative sia quelle più articolate e complesse come la gestione dei fornitori e dei clienti sia quelle più pratiche e organizzative come la sistemazione del magazzino allontanando così il padre dall’attività.
Nell’ultimo periodo la moglie ed i due figli hanno notato un aggravarsi di alcune difficoltà comportamentali e si sono decisi a contattare la Federazione: lo descrivono irrequieto, che cammina in continuazione per casa, chiede di andare in bagno insistentemente e si mette in pericolo avvicinandosi ai fornelli o urtando contro sedie e mobili.
Al telefono con la terapista la moglie agitata e preoccupata dice che Alfio non può essere lasciato da solo, deve essere controllato costantemente in ogni momento. Dal colloquio con i familiari si identifica il momento della preparazione della cena come il più critico da gestire; diversamente dalla preparazione del pranzo in cui a turno uno dei figli pranza con i genitori. I figli non possono essere di supporto nell’orario serale e la moglie, da sola, non riesce a cucinare e prestare attenzione ad Alfio.
La terapista ha proposto di inserire in questo momento un’attività: semplice da svolgersi su un tavolo nella stessa stanza dove si trova la moglie, con discreta supervisione, che sia gratificante e significativa per il malato e che lo stesso possa completare in autonomia.
Sono state condivise con i familiari tali caratteristiche e si è pensato alla tipologia di attività; la scelta è caduta sul meccano. Inizialmente scettici i figli hanno lasciato che fosse la terapista ad inserire l’attività nella routine quotidiana e spiegarla al papà: il compito lasciato alla libera fantasia di Alfio ha riscosso discreto successo. Apportati poi nel tempo alcuni aggiustamenti sia nell’utilizzo di attrezzature più verosimili sia nel materiale è stato possibile predisporre una scatola il cui contenuto anche se non direttamente utilizzato da Alfio garantiva un passatempo come punto di partenza per la rievocazione di aneddoti e ricordi passati.
A distanza di qualche mese la signora al telefono si descrive più serena, mentre il marito ha accettato l’attività, con una tenuta attentiva discreta di circa 20 minuti, lei si dedica alla cucina in maniera differente rispetto al passato. Ha infatti accettato di rivedere alcune abitudini culinarie e alimentari avendo ben compreso le difficoltà del marito, talvolta riscaldando quanto riesce a preparare a pranzo grazie alla presenza dei figli, portando a tavola piatti meno complessi e unici.


Se anche tu hai qualche difficoltà puoi consultare queste pagine:
http://www.alzheimer.it/umore.html
http://www.alzheimer.it/agitaz.html
per avere alcune indicazione o puoi chiamare Pronto Alzheimer allo 02809767




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Ultimo aggiornamento di questa pagina 22 dicembre 2015