La malattia di Alzheimer è stata descritta per la prima volta nel 1906 dal neuropatologo Alois Alzheimer
(1863-1915)(nella fotografia a sinistra).
Fu durante la Convenzione psichiatrica di Tubingen che Alzheimer presentò il caso di una donna di
51 anni affetta da una sconosciuta forma di demenza.. Ma fu soltanto nel 1910 che la
malattia ebbe un nome, quando Emil Kraepelin, il più famoso psichiatra di lingua tedesca dell'epoca,
ripubblicò il suo trattato "Psichiatria", nel quale definiva una nuova forma di demenza
scoperta da Alzheimer, chiamandola appunto malattia di Alzheimer.
Risulta peraltro che, nella caratterizzazione della malattia, abbia avuto un ruolo chiave anche un giovane
ricercatore italiano: Gaetano Perusini (1879-1915)(nella fotografia a destra). Egli faceva parte di un gruppo di psichiatri italiani
che preferì non seguire la moda allora vigente della teorie non organiche, vale a dire della soluzione e del
trattamento psicoanalitico come privilegiati per le malattie mentali. Essi preferirono affidare la propria
preparazione allo studio anatomico dei cervelli dei pazienti. Su questa linea era anche Alois Alzheimer, che
seguiva gli orientamenti della scuola prettamente anatomica di Emil Kraepelin.
Il Perusini si recò nel 1906 a Monaco, proprio presso la scuola di Kraepelin e sembra che sia stato
quest'ultimo ad affiancarlo ad Alzheimer nella ricerca.
Non si conosce con esattezza la data di arrivo di Perusini a Monaco: non è certo cioè che egli avesse già iniziato a
frequentare il laboratorio di Alzheimer all'epoca della Convenzione di Tubingen (3-4 novembre 1906).
Certo è invece che il maestro affidò al giovane ricercatore italiano almeno la continuazione della sua ricerca sulla
strana forma di demenza e tanto dovette esserne soddisfatto da permettergli di rianalizzare (o di continuare) persino
il suo primo caso clinico, che Alzheimer non doveva considerare concluso.
Perusini studiò quattro casi e organizzò il suo studio in 54 pagine e 79 figure, che furono pubblicate sulla rivista
Histologische und histopathologische Arbeiten; autori Franz Nissl ed
Alois Alzheimer. Perusini non veniva nemmeno citato.
L'importanza di questo studio, comunque, sta soprattutto nel fatto che Perusini percepì l'azione di una specie di
cemento che incollava insieme le fibrille neuronali. Questa scoperta di fatto risale a circa dieci anni fa, esattamente
al 1984, quando venne fatto ampio uso della più sofisticata biologia molecolare.
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