Un giorno mia madre mi
ha chiesto di farle da mamma
Da Catania la signora Letizia Bordonali ci scrive la sua esperienza accanto alla madre
ammalata di Alzheimer.
Quando mia madre cominciò a manifestare i primi sintomi della malattia, nessuno di noi sospettò di che cosa si trattasse, anche perché cercava di minimizzare i vuoti di memoria.
Col passare del tempo, però, ci rendevamo conto che quella che avevamo scambiato per una forma di arteriosclerosi andava assumendo delle connotazioni particolari: la mamma era diventata più mite, delegava a noi ogni suo compito, a me in particolare aveva chiesto di farle da madre.
Allora è iniziato il nostro doloroso pellegrinaggio fra i più noti studi medici con un terribile presentimento nel cuore: ma nessuno pronunciava mai Alzheimer.
Intanto la mamma peggiorava: lei, forte e autoritaria, diventava come un uccellino indifeso, lei, bella come Rita Hayworth, non riusciva più a pettinarsi né a lavarsi.
E fu proprio Rita Hayworth a venirmi in aiuto, in un certo senso.
Cominciavano ad apparire sui giornali i primi articoli che prendevano spunto dalla morte dell'attrice per parlare della malattia, descrivendone i sintomi del decadimento, del tutto simili a ciò che stava succedendo a mia madre.
Ricominciarono allora i tentativi per saperne di più.
Mia madre fu ricoverata nel reparto di clinica neurologica dell'Università di Catania dove fu esaminata con la massima cura, ma con scarsi risultati. I medici pensavano che la mamma non si rendesse conto di quanto la circondava, ma io la vedevo, seppur confusa e balbettante, che ci cercava con lo sguardo perché aveva paura.
Comunque né i medici nè gli infermieri sapevano nulla di preciso su questa malattia e su come si manifesta, solo un vecchio medico generico e un giovane neurologo, in seguito, ce ne hanno dato conferma.
L'esperienza di questo ricovero ha purtroppo fatto precipitare la situazione.
Quando è tornata a casa la mamma non sapeva più parlare, non riusciva a mangiare, ad andare in bagno, a stento si reggeva in piedi.
E' morta dopo nove mesi, se ne è andata perché era stanca, ha ceduto le armi, ma non per mancanza di amore: io so che ci ha sempre sentiti perché noi eravamo tutto per lei.
Eppure anche noi abbiamo avuto dei momenti di cedimento e di sconforto, ci sentivamo sfiniti e a volte abbiamo urlato dentro di noi la nostra rabbia per questa tremenda prova che ci era toccata.
Per questo, per onorare la memoria della mamma, vorrei ora far parte della vostra associazione per portare il mio contributo alla lotta contro la malattia di Alzheimer.
Ho toccato con mano che cosa significa vivere accanto ad un malato e so quanto bene può fare sentire intorno a sé la solidarietà umana, capire che non si è soli.Letizia Bordolani