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Il testo è destinato ai ragazzi e preparato con la collaborazione dei ragazzi del "Foyer Domino" e della Scuola Elementare di Bereldange (Lussemburgo).
E' sbagliata l'idea che un bambino possa non venir implicato, vista la giovane età, nelle problematiche di relazione con un malato di Alzheimer, o il pensiero che abbia il tempo, crescendo, di dimenticare l'esperienza con il nonno malato di Alzheimer. Sono spesso proprio i bambini ad avere non solo minori difficoltà a relazionarsi con i malati, ma anche gli strumenti più adatti per instaurare con loro un rapporto sia comunicativo che affettivo sereno.
I bambini hanno una naturale padronanza della comunicazione non verbale che gli adulti hanno perso proprio nel processo per divenire tali. Sono magicamente in grado di stare bene e divertirsi con un malato come solo in rarissimi casi sono capaci gli adulti. Tuttavia, nonostante le naturali facilitazioni, rapportarsi ad un nonno malato di Alzheimer è molto difficile anche per i bambini e spiegare loro i motivi di ciò che accade è di primaria importanza sia per la loro crescita che per il rapporto stesso con il nonno.
"Cara Nonna" è un testo apparentemente rivolto ai bambini che affronta le varie problematiche di gestione del malato in maniera semplice, diretta e molto intelligente. Attraverso la lettura di questo libro, si ottengono innumerevoli informazioni strategiche utili anche agli adulti e allo stesso tempo mette in evidenzia quanto sia benefico e stimolante per il malato di Alzheimer il rapporto con i bambini.
Questo libro ci dice però molto di più.
Attraverso la lettura ci rendiamo conto che i bambini ci possono insegnare moltissimo proprio sul corretto modo di rapportarsi con i malati.
Il buon umore, la comprensione, la pazienza, la semplicità di pensiero e quella sana pazzia propria dei bambini, rende quest'ultimi molto più vicini e capaci di relazionarsi ai malati di Alzheimer di quanto non lo siano gli adulti che, imbrigliati nei condizionamenti socioculturali, trovano il rapporto molto più stressante e complicato e difficilmente riescono a non trasferire questo senso di disagio al proprio congiunto. Come per i bambini, in un certo senso anche i malati di Alzheimer vivono in un altro mondo e questi due mondi sono molto vicini fra loro, tanto vicini da potersi toccare con un sorriso.
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