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Il dato è destinato a raddoppiare nei prossimi vent’anni con 42,3 milioni di malati nel 2020 e 81,1 milioni nel 2040. I paesi più colpiti sono: Cina (5 milioni), Unione Europea (5), Usa (2,9), India (1,5) Giappone (1,1), Russia (1,1) e Indonesia (1 milione). Il 60 per cento delle persone con demenza vivono nei paesi in via di sviluppo, saranno il 71 per cento nel 2040. Nei paesi industrializzati i malati aumenteranno del 100 per cento entro il 2040, mentre in India, Cina e paesi limitrofi del sud est asiatico e del Pacifico occidentale la crescita sarà addirittura del 200 per cento. |
E’ quanto emerge da uno studio promosso da Alzheimer’s Disease International (ADI) a cent’anni di distanza dalla
descrizione della malattia da parte di Alois Alzheimer: è il 4 novembre 1906 e il neurologo tedesco presenta a Tubingen
il caso di Auguste D, donna 51 enne di Francoforte con una grave forma di demenza progressiva.
La ricerca, pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Lancet del 16 dicembre, riguarda cinque aree geografiche:
Americhe (AMRO) , Europa (EURO), Africa del Nord e Medio Oriente (AFRO), Asia del Sud (SEARO) e Pacifico occidentale (WPRO).
Secondo l’Alzheimer’s Disease International, che raggruppa le associazioni di 75 paesi di tutto il mondo, queste cifre allarmanti devono richiamare governi, medici e opinione pubblica a prendere consapevolezza del grave problema e ad agire subito. “Siamo in presenza di una bomba a orologeria” ha dichiarato il presidente Orien Reid. Martin Prince e Cleusa Ferri dell’Institute of Psychiatry del King’s College di Londra, coordinatori dell’indagine, concludono: “Lo studio rappresenta il miglior strumento oggi disponibile per programmare una buona politica socio-sanitaria. La prevenzione dovrebbe puntare sui principali fattori di rischio per le malattie vascolari: ipertensione, fumo, diabete di tipo 2 e iperlipidemia”. Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, commenta: “Nel nostro paese è urgente migliorare i servizi creando una rete assistenziale intorno al malato e alla sua famiglia che non li lasci soli ad affrontare il lungo e difficile percorso di malattia. Una rete territoriale che comprenda medico di famiglia, specialisti, centri di riferimento, assistenza domiciliare, centri diurni, ricoveri di sollievo e ricoveri definitivi”. Per ulteriori informazioni:
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