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......Per imparare ancora da te, così come sei

Mentre stavo pensando a questa pagina, apro il "Notiziario della Federazione Alzheimer Italia" e leggo: "21 settembre: Giornata Mondiale Alzheimer 2005, slogan: "Noi possiamo fare la differenza". In occasione di questa Giornata l'ADI, che raggruppa le Associazioni di familiari di 66 Paesi del mondo, tra cui la Federazione Alzheimer Italia, lancia un appello a tutti i membri della società civile affinché escano allo scoperto e parlino apertamente delle loro storie di vita a contatto con la demenza".
Così ho pensato di comunicare anche a voi qualche frammento della difficile e - io ritengo - preziosa storia che da diversi anni mi è data di vivere e condividere con le famiglie di mia sorella Anna e di mio fratello Angelo, grazie anche al supporto dell'Istituto M. Biraghi, accompagnando mia mamma Antonia con quella forma di demenza chiamata malattia di Alzheimer.


 
  Percepire il suo dimenticare con sempre maggior frequenza
e, piano piano, farsi come assente, confondere i tempi, perdersi nello spazio, ...
fino a non riconoscere più nè se stessa, nè i suoi cari.
Con un'immagine, una donna di scienza, ci spiegò: il nostro cervello è come un meraviglioso e luminoso lampadario, addobbato di numerose lampadine ... ma, con lo spegnersi di ciascuna di esse, piano piano, si fa sempre più buio fitto.
Ma, quando tutto sembra perso, scorgi occhi ancora vispi in colei che ti ha "portato"
e un sorriso che ti dice: "Vieni qui, siediti giù!".
Così, quando meno te l'aspetti, dopo un gesto di attenzione o, nel partir, saluti con la mano,
da colei che tu per primo dovresti ringraziare, ti senti dir: "Grazie, ciao!" ...
  e se nemmeno questo senti,
resta ancora spazio per tanti affettuosi baci.
Del resto, non fa così una mamma col proprio bimbo,
ancor incapace di parlare?
Se piange, con lui soffre, se ride, con lui sorride,
e osserva ..., e ascolta ..., e attende ..., e ama.
E se una mamma scende al piano del suo figlio-bambino,
non può fare altrettanto un figlio-adulto con sua mamma?
Le stagioni della vita si alternano,
ma ciò che conta è affidarsi:
"Se non diventerete come bambini ...".
E quand'altro non puoi fare, resta ancor d'accompagnare, fino all'ora del Passaggio.
Mamma, se questo morbo ha già portato il tuo pensier in altri mondi,
il tuo veder, il tuo sentir, così come ti riesce, ti fanno ancor ben viva in mezzo a noi.
Ed è come se tu dicessi a noi:
"Quante parole vi dite spesso e non comunicate;
imparate ad ascoltare, ad osservare, ad attendere, ad amare,
il linguaggio dell'amore non smetterà di sorprendervi!"
Grazie, mamma!
Che io continui ad accompagnarti per imparare ancora da te, così come sei.
Ciao ... e tanti baci.
tuo figlio
don Claudio


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