Vorrei che qualcuno capisse ciò che sento
Ho perso da 48 giorni mia madre, anche lei come tanti, affetta dal morbo di Alzheimer.
Vorrei poter esprimere o perlomeno qualcuno che capisca ciò che sento Dentro.
Mia mamma era una donna viva, piena di energia, di forza, di gioia. Abbiamo visto, io e la mia famiglia, il cambiamento e il progredire della malattia nella vita di mia madre. Tutti quanti sapevamo che non c'era soluzione, mi riferisco a soluzione clinica, perché so che vi è Qualcuno che ha tutte le soluzioni nelle Sue Mani, ma ancora oggi non riusciamo ad accettare questo.
Io in particolare, anche perché ero molto legata a mia mamma; ancora adesso che lei non c'è più. Ripenso a tutto quello che è successo! Ripenso alla sofferenza di mia mamma, il suo cercare aiuto in coloro che le erano vicini, mia sorella prima, poi io.
Lei orgogliosa, indipendente, si ritrovò a dipendere da noi, lei che non aveva mai avuto paura di niente, aveva paura di tutto, anche di chiudere gli occhi, perché diceva che se li chiudeva sarebbe morta. Aveva paura anche della morte, ma quando lasciò questo mondo, lo lasciò addormentandosi, in silenzio.
Ma c'è una cosa che mi ha fatto più male della morte di mia madre; il comportamento di coloro che si sarebbero dovuti prendere cura di lei, mi riferisco ai medici. Davano ormai per scontato che ormai non essendoci più nulla da fare si poteva mettere da parte e non prendersi cura di lei a livello clinico. Dicevano "non capisce più niente" oppure "il suo sguardo non è più vigile" e veniva messa da parte come un ferro vecchio, un qualcosa che non serve più. Lei si rendeva conto di questo. Io sapevo che, anche se mia madre non aveva più la capacità di controllare le sue azioni, comprendeva benissimo il mondo che la circondava; aveva perso la capacità di reagire all'ingiustizia che le stava attorno.
Vorrei che anche i medici (alcuni medici, non mi riferisco a tutti) si rendessero conto che queste persone sono persone fino alla fine; hanno una loro dignità, il loro orgoglio. E'umiliante per loro, già affetti da questa feroce e terribile malattia, doversi ritrovare ad essere rigettati e messi da parte proprio da coloro che si devono prendere cura di loro clinicamente; anche se non vi è una cura precisa, hanno bisogno d'amore, di tanto amore.
E voglio dire ancora a coloro che hanno ancora in vita il padre o la madre “Non perdetevi d'animo. Abbiate forza e coraggio e se non l'avete, chiedeteli a Dio che è largo Donatore, state vicino ai vostri cari! Forse non vi sono cure mediche, ma vi è una cura che li potrà far andar via sereni: il vostro amore è la miglior cura che possano avere. Dio vi benedica."leah
Ultimo aggiornamento di questa pagina 15 febbraio 2009