Logo Alzheimer Italia

UNA CORSA LUNGHISSIMA



Un giorno, in un forum, dopo aver visto ancora una volta il video di Tornatore censurato da Rai e Mediaset, scrissi questo post che voglio riproporre qui come testimonianza.
I malati di Alzheimer combattono, sono attaccati alla vita ed hanno paura di quell'ignoto che si impadronisce della loro ragione. I primissimi tempi, cercavo di tenere sveglia la mente di mia madre e di rallentare il declino delle capacità cognitive inventandomi dei grafismi, giochini tipo unisci i puntini, colora le figure, scrivi il tuo nome, parole crociate semplicissime.
Le avevo costruito un orologio con i settori colorati per facilitare la lettura del tempo, cercavo di insegnarle da capo come si fa con i bambini della scuola materna. Ci esercitavamo insieme.
Finché un giorno, guardandola negli occhi ho potuto leggere chiaramente la sua disperazione, la sua vergogna, la dignità di madre ferita a morte per quello scambio di ruoli. Cercavo di scherzare per farla sorridere quando invece avevo tanta voglia di piangere. Quel giorno, posò la matita sul tavolo, mi prese la mano e mi guardò con gli occhi più dolci che io possa ricordare in questa vita e mi disse: "povera Rosy, hai una mamma stupida".
Queste parole mi hanno dilaniata, hanno aperto un baratro sotto i miei piedi, nel quale avrei voluto sprofondare. stavo amplificando il suo senso di frustrazione e il suo dolore. Era consapevole di essere malata, si sforzava per me, per non vanificare i miei sforzi e per dimostrarmi di poter essere ancora una buona madre. Lottava come poteva ma piano piano le luci nella sua mente si spegnevano.
Da quel giorno il declino è stato rapidissimo. Da lì alla totale perdita delle capacità cognitive si sono susseguiti degli episodi drammatici, immagini che hanno tormentato per anni le mie notti, parole terribili che ancora oggi riecheggiano chiare nella mia mente.
Nei successivi stadi, ho assistito al cambio della personalità, alla totale trasfigurazione del suo essere, ho passato settimane a vegliare su di lei legata su un letto di ospedale mentre inveiva contro di me con la bava alla bocca tentando di strapparsi le flebo dalle vene, quando era a casa prendevo calci, pugni e spintoni per le scale, ho dovuto nascondere ogni oggetto pericoloso dal giorno in cui prese un coltello affilato girando per casa in preda ad una delle tante crisi.
Eppure so che non ha mai smesso di amarmi così come io non ho mai smesso di amare lei. Lei, l'angelo più dolce, che mai aveva avuto una sola parola brusca né gesto violento nei miei confronti, era stata rapita da quel mostro terribile ed io non riuscivo a liberarla né mai ci sono riuscita.
Da molto tempo mia madre si trova inerme nel suo letto e continua così la sua lotta per mantenere questa vita che non è più vita, mio padre le ha dedicato tutto quello che aveva ed ora quel che rimane della sua esistenza. Ed io da anni mi trovo ad essere il punto fermo intorno al quale gira tutto.
Io che mi sento così inutile e fragile, io che mi stimo così poco, io che amo profondamente senza poter realizzare il mio amore. Mi trovo a volte a pretendere che mi venga restituito quello che di più caro ho perso o che venga in qualche modo compensato, invece che amplificato, questo debito nei confronti del destino. e subito dopo mi trovo a darmi della stupida solo per aver avuto certi pensieri. Mi trovo a volte, come stasera, ad aver bisogno di persone lontane che non possono, loro malgrado, abbracciarmi forte per darmi coraggio.
Mi sento sola, così ho voluto sfogarmi, tirare fuori questi miei ricordi per buttare via un po' di male insieme a questo fiume di parole. L'ho fatto, senza vergogna, senza desiderio di essere compatita, senza pretese. Ma... Non ci riesco a liberarmi di questo dolore, non ci riuscirò mai davvero, continuerò a vivere in questo vuoto che sento, a piangere ogni volta guardando il suo viso spento, e probabilmente continuerò a nascondere la mia sofferenza a chi mi è più caro per paura di non ricevere il conforto sperato.
E' come se avessi fatto una corsa lunghissima e mi stessi riposando, sudata, sul ciglio di una strada buia e deserta. Sono sfinita e tremo in ogni muscolo. e non credo sia il freddo reale.
Un abbraccio,

Rosanna


Ritorna alla Sala di scrittura