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Il graduale peggioramento della capacità di comunicare con gli altri cui è soggetto il malato di Alzheimer è una delle
conseguenze della malattia tra le più difficili e disarmanti da affrontare, sia per il malato sia per i familiari.
Mentre il malato trova sempre più difficoltà nell’esprimersi e nel comprendere quanto gli viene chiesto o riferito,
così, per il familiare, diventa sempre più arduo capire e riuscire a interpretare quali siano i sentimenti e i reali
bisogni del malato.
I suggerimenti di seguito riportati dovrebbero consentire di mantenere viva
il più a lungo possibile la reciproca comunicazione tra malato e familiare. Naturalmente, poiché le singole individualità
e realtà familiari sono differenti, ognuno trarrà tesoro dei suggerimenti che meglio si adattano al proprio caso.
Per tutti deve comunque valere un principio fondamentale e cioè che le parole (la comunicazione verbale) non
possono costituire l’unico mezzo di comunicazione con questo tipo di malato.
L’espressione del viso, il modo di muoversi e comportarsi, contribuiscono assai di più a trasmettere al malato lo stato
d’animo e i sentimenti di chi gli sta vicino, così come lo sguardo, il tono della voce e lo stesso contatto fisico.
Con l’aumentare delle difficoltà nella comunicazione verbale, diventerà
allora sempre più importante quest’altro tipo di comunicazione, non verbale, in cui il messaggio non sta in ciò
che viene detto ma nel modo in cui viene detto.
I malati di Alzheimer, proprio perché perdono la capacità del linguaggio
verbale, sono sorprendentemente sensibili a quello gestuale/comportamentale.
- Cercate di guardare negli occhi il malato, sia quando gli parlate sia quando lo ascoltate. Così pure cercate di
parlare standogli vicino, in modo che possa trarre aiuto anche dal movimento delle vostre labbra. Tutto ciò, inoltre,
contribuisce a creare un senso di intimità tra voi e il malato.
- Problemi di vista o udito o anche un mal di denti possono aggravare le difficoltà di comunicazione. Accertatevi
dunque che gli occhiali e l’apparecchio uditivo siano conformi alle prescrizioni mediche, in buono stato e correttamente
funzionanti, oltre che correttamente usati, e che i denti o la dentiera siano a posto, Ricorrete, se necessario, all’aiuto
e al consiglio di medici specialisti.
- Parlate al malato lentamente, con chiarezza e con parole semplici, usando un tono di voce non troppo alto, per non
metterlo in agitazione.
Trattatelo sempre con rispetto e, soprattutto, mai come se fosse un bambino.
Fate in modo che non vi siano rumori concomitanti (radio o televisione accesi, conversazioni di altre persone in sottofondo)
che possano creare confusione nel malato. Se necessario trasferitevi in una stanza o in un punto più tranquillo.
- Preparatevi a ripetere le stesse cose, magari rendendo più semplice la costruzione della frase, e date tempo al
malato di capire il senso di ciò che gli viene detto; mettergli fretta può solo contribuire ad agitarlo. Se si tratta
di un discorso lungo o complesso cercate di farglielo comprendere per gradi, concetto per concetto.
Così pure ponetegli domande semplici, una per volta e formulate in modo che possa rispondere direttamente si o no, anche
con un cenno della testa o delle mani.
- L’aspetto non verbale della comunicazione è essenziale: sorrisi, gesti, sguardi, il semplice tenere la mano o dare
una carezza aiutano a trasmettere il messaggio.assicuratevi, perciò, che il malato possa vedervi mentre parlate. Inoltre,
se gli chiedete di fare qualcosa, fategli anche vedere come si fa.
- Cercate di includere e far partecipare il malato alle conversazioni in famiglia o con gli amici, soprattutto
rivolgetevi direttamente a lui, aiutandolo magari ad esprimersi, piuttosto che parlare al posto e in vece sua. Evitate
assolutamente di parlare con altre persone del malato in sua presenza, come se egli fosse assente o non in grado di
capire; nche se ciò fosse vero, il malato percepirebbe comunque l’allusione a sé e ne sentirebbe l’umiliazione.
- Mentre ascoltate il malato cercate di essere calmi e attenti, così da mostrare che siete interessati ai suoi problemi
e alle sue necessità. Se vi muovete troppo o svolgete altre attività finirete per distrarlo e togliergli la concentrazione
così preziosa per lui.
- Se il malato non riesce ad esprimersi o a trovare una parola, cercate di farvi spiegare cosa sta tentando di dire
(in questo caso sarà molto utile la comunicazione non verbale). E’ molto importante permettere al malato di spiegarsi da
solo, se ci riesce; suggerirgli subito la parola non appena si trovi in difficoltà potrebbe sembrare un’imposizione.
- Se il malato non riesce a spiegarsi, chiedetegli se la vostra supposizione di cosa egli voglia dire sia esatta. In
ogni caso fategli vedere che vi sforzate di comprendere non potrà che fargli piacere e servirà a fargli mantenere
confidenza nei vostri confronti.
- Spesso il malato pone in continuazione le stesse domande o ripete le stesse cose: cercate di replicare con molto
tatto, senza perdere la pazienza. Tenete sempre presente che realmente il malato può essersi scordato di aver già posto
la domanda o di aver già ricevuto la risposta. In ogni caso, tanto più il malato viene messo al corrente di quanto succede
o succederà intorno a lui, dei programmi e dei fatti della giornata, tanto meno bisogno sentirà di porre domande.
- Poiché il malato si trova in stato, più o meno grave, a seconda dei momenti, di disorientamento e di confusione,
occorre adeguare le modalità di comunicazione in modo tale da non aggravare o, peggio, suscitare tali situazioni.
- Per quanto riguarda il disorientamento utilizzate o installate in modo ben visibile segnali che possano favorire la
informazioni essenziali riguardanti tempo (orologio o calendario con giorno e mese ben evidenziati), luogo (cartelli alle
porte indicanti il nome della stanza), persone, fatti che avvengono o che devono avvenire. Potete utilizzare una lavagna
o un promemoria per le informazioni sulle cose da fare o ricordare; devono, però, essere sempre nello stesso posto.
Attirate l’attenzione del malato su tali aiuti mnemonici: ricordargli di controllare il calendario, l’orologio, la
lavagna. Potete anche lasciare un promemoria accanto al telefono e poi, quando occorre, telefonare al malato per dirgli
di controllarlo. Inserite le succitate informazioni nei vostri discorsi. Già alla mattina il risveglio potrebbe avvenire
con queste parole: “Buona giornata, sono Maria, tua moglie, oggi è martedì ed è proprio una bella giornata per essere
in ottobre!”.
- Se il malato è confuso non discutete e neppure fategli credere che abbia ragione. Cercate, invece, di distrarre la
sua attenzione, di cambiare argomento oppure, usando molto tatto, di correggere la sua espressione. Siate molto cauti
nel correggere perché il venire continuamente redarguito può condurre a ulteriore confusione.
- Realtà e fantasia, col progredire della malattia, possono confondersi nella mente del malato. Cercate allora di
spiegargli chiaramente la realtà delle cose senza rimproverarlo o addirittura prenderlo in giro, ed anzi sminuendo
l’importanza dell’equivoco. Così pure quando parlate col malato di cose del passato, assicuratevi che egli non confonda
i ricordi col presente. Può essere utile in questo caso fare dei continui paragono e raffronti.
- Cercate di far ridere e sorridere il malato il più possibile: l’umorismo è una gran valvola di sicurezza. Se
riuscirete a sorridere insieme di un errore o di una incomprensione vi sentirete più vicini l’uno all’altro.
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